martedì 1 febbraio 2011

Superstudio (parte prima)

Parlare di ciò che ci piace è una prerogativa qui a DLSO. A volte però, parlare di ciò che ci piace richiede molte parole e concentrarle tutte in un post produrrebbe un effetto noia che vogliamo evitare. Per questo motivo la nostra EmilyK per parlarci di Superstudio ha pensato bene di suddividere il tutto in due parti. Questa è la prima. Domani la seconda.

Superstudio è uno di quei gruppi radicali formatisi nel 1966 nel turbolento clima fiorentino degli anni della contestazione. La loro attività inizia con la mostra “SUPERARCHITETTURA” alla Galleria d’arte Jolly a Pistoia. Nell’allestimento s’intravede un processo creativo pop che si percepisce dall’utilizzo di mobili ed oggetti multicolorati smaltati alla maniera di Lichtenstein. Ricorrono infatti le figure come lo ziggurat, la nuvola, l’arcobaleno, l’onda e il cubo che diventeranno simboli della loro geometria compositiva.
Un nuovo immaginario fatto di cinema, racconti di fantascienza, visioni favolistiche ed esseri fantastici,
darà inizio ad una nuova fase che li allontanerà dalla fastosità pop iniziale.
Questa nuova tendenza troverà riscontro nel progetto di concorso per il Padiglione Italiano all’Esposizione Universale di Osaka del ‘70, dove il volume centrale in diorite nero sarà un chiaro riferimento al meteorite prismatico di “2001: Odissea nello spazio”,mentre fra gli oggetti di design il divano Bazaar rimanderà alla magica zucca di Cenerentola o alla morbida capsula spaziale di Barbarella.

I progetti e gli oggetti ideati verranno inseriti all’interno di veri e propri storyboard, dove diventeranno protagonisti di un racconto aldilà della loro funzione. Significativa sarà la vignetta di “Viaggio nelle regioni della ragione” in cui verrà raffigurata soltanto un’autostrada nel deserto, due linee parallele (come quelle tracciate da De Maria nel deserto del Mojave in California, Mile Long Drawing) che preannunceranno l’opera più conosciuta di Superstudio il “Monumento Continuo”.
Quest’ultimo rappresenterà una geometria pura, essenziale, astratta ,ormai al di sopra di ogni funzione tipologica e tecnologica, risulterà composto da due strutture lineari che attraverseranno le principali metropoli del globo dando vita a visioni di distruzione apocalittica. Grazie alla tecnica del fotomontaggio verrà rappresentato in diversi paesaggi e come sfondi delle vedute saranno utilizzate le fotografie pubblicate su riviste come Life, Epoca, Oggi.



FINE PRIMA PARTE




Nessun commento:

Posta un commento