Non facciamo retorica nel dire che l’architettura sta vivendo un momento senza nuvole. Ma nel vero senso della parola.
Paradossalmente con quest’espressione intendiamo far polemica su un periodo di ostracismo nei confronti dell’architettura, quella un po’ fauve sopra le righe, e in particolare delle “nuvole”.
Sono proprio due progetti, affettuosamente associati all’idea di una nuvola dai propri ideatori, a dover combattere con i venti contrari.
Due tra le archistar più capricciose, Frank Gehry e Massimiliano Fuksas, in lotta con altrettante capitali europee. Da una parte il cantiere per la nuova Louis Vuitton Foundation di Parigi, commissionata da quello che probabilmente è l’uomo più ricco della moda Bernard Arnaud, proprietario dei fashion brands Louis Vuitton, Christian Dior e Givenchy e affidata alle decostruzioni di Gehry, una struttura che esprime leggerezza, trasparenza, quasi inconsistenza, petali di aria a vederla con aria romantica; e dall’altra il nuovo Centro Congressi dell’Eur voluto dal comune di Roma e ideato dall’uomo con la parcella improponibile Massimiliano Fuksas, un blob pallido e sfumato racchiuso in una possente teca di vetro e acciaio.
Naturalmente il confronto tra i problemi sorti sui due cantieri si rivela l’ennesimo gesto mortificatorio per il nostro paese. Parigi infatti lotta impugnando ideologie e diritti fondamentali, data l’urbanizzazione selvaggia, per contrastare la nascita dell’ennesimo sfarzo architettonico in un territorio sempre più mancante di verde.
Mentre Roma, ecco, Roma è semplicemente l’ultimo esempio di quel torpore burocratico che ormai ha sostituito il mandolino nella triade dei simboli genuinamente italiani. Il caro Frank Gehry, poco avvezzo ai "No", vede così sfumare la sua nuvola con la facilità che appartiene alle cose evanescenti e impercettibili sotto le sbuffanti polemiche dei parigini, sostenuti dall’amministrazione comunale.
Mentre Roma, ecco, Roma è semplicemente l’ultimo esempio di quel torpore burocratico che ormai ha sostituito il mandolino nella triade dei simboli genuinamente italiani. Il caro Frank Gehry, poco avvezzo ai "No", vede così sfumare la sua nuvola con la facilità che appartiene alle cose evanescenti e impercettibili sotto le sbuffanti polemiche dei parigini, sostenuti dall’amministrazione comunale.
Bernard Arnaud dovrà ridimensionare le proprie pretese e tenersi a casa per il momento la sconfinata collezione d’arte che la fondazione avrebbe dovuto ospitare. Per i romani invece, magra consolazione, la speranza di camminare in una nuvola non è ancora svanita; il cantiere, aperto nel 2007 e ancora fermo agli stati embrionali, pare abbia una nuova data di fine lavori per il 2013. Con calma ragazzi, sappiamo che nessuno vuole battere il record di 10 anni di gestazione del MAXXI!
E mi pare giusto sottolinearlo, almeno per giustificare l’appellativo di uomo dalla parcella improponibile affibbiato a Fuksas, la sua nuvola è un progetto da 207 milioni di euro, mentre per Gehry sarebbero bastati solo 100ml. Italianità.
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